Autore |
Discussione |
|
maverick
Torrentista Chiacchierone
Prov.: Trieste
Cittā: Trieste
417 Messaggi |
Inserito il - 29 ottobre 2008 : 11:10:22
|
Scrivo qui, visto che certamente qualcuno ce lo chieder? prima o poi una serie di considerazioni sul Trou de Fer che ho buttato gi? a caldo (subito appena usciti). In tal modo le informazioni che seguono (e che io avrei voluto avere prima di andare) non saranno dilavate dal trascorrere del tempo che passer? fino a che un altro gruppo vorr? info sulla discesa di questo molto particolare itinerario.
Logistica Do ovviamente per scontata la lettura della guida e quindi le presenti informazioni sono da considerarsi esclusivamente degli addendum Indispensabili 2 auto. Navetta molto lunga (un paio d?ore). Il parcheggio a valle ? presso la fermata del bus con l?indicazione ?Sentier Bras de Caverne? Per percorrere il Trou de Fer la cosa migliore ? dormire la notte prima di iniziare la discesa alla Gite de Belouve. Ricordarsi di prenotare (anche i pasti) con largo anticipo. Per che non volesse pernottare l?, ? senz?altro possibile farlo anche a Plan des Palmistes. In tal caso sar? necessario partire una buona mezz?ora prima. La questione della strada forestale che viene chiusa dalle 12 di venerd? alle 7 di luned? non era vera al momento della nostra discesa (19-21 ottobre 2008). Non ? dato di sapere se il divieto sar? ripristinato in futuro. Informatevi in anticipo o programmate la discesa in giorni feriali.
Componenti del gruppo In quanti andare ? Lasciando perdere a priori l?ipotesi della solitaria, possiamo dire che il discorso ? pesantemente influenzato dai pesi e dalla mole del materiale da portare. In due sarebbe teoricamente possibile (con una corda da 110 m ciascuno) ma il bench? minimo intoppo produrrebbe il disastro. In tre rimane una cosa un po? al limite ma con 3 corde da 110 si pu? senz?altro fare. I numeri di 4, 5 e 6 sono quelli pi? classici e pi? consigliabili. In 7 o 8 si potr? ancora pensare di andare ma bisogner? puntare molto sull?efficienza di progressione della squadra e tenere presente il problema degli spazi ridotti nel bivacco. In pi? di 8 ? pura follia. Si tenga sempre presente che non ? assolutamente possibile stazionare in pi? di due sulle soste aeree.
Tempistica Il Trou de Fer ? una classica forra da due giorni. Ultimamente si fa un gran parlare di percorrerlo in una sola giornata; per ottenere questo risultato, senz?altro possibile, sar? indispensabile avere una perfetta conoscenza pregressa della forra stessa e dei sentieri di accesso e ritorno. Non ipotizzare, nemmeno per un attimo, un tempo da auto ad auto minore di 16 ore. Naturalmente, in questo caso, sar? indispensabile una squadra piccola e dove tutti i componenti siano in forma fisica smagliante nonch? pi? che esperti nelle manovre di corda a grandi altezze. Infine ? importantissimo ricordare che alla Reunion molto spesso il pomeriggio piove mentre al mattino vi ? il sole. Intraprendere la percorrenza della parte acquatica con un meteo non perfetto o, ancor peggio, con una precipitazione in corso ? da suicidio. Fatta questa doverosa precisazione (tanto per mettere i puntini sulle ?i?), veniamo quindi alle tempistiche proprie della classica percorrenza fatta in due giorni. Innanzitutto va detto che perdersi nella foresta tropicale ? questione di un secondo (se poi ? buio ? una certezza). Buona idea, quindi, potrebbe essere quella di investire una giornata per effettuare un sopralluogo ai due percorsi di accesso e di ritorno. Con l?occasione ? possibile portare sopra alla prima cascata buona parte del materiale (le corde) in modo da fare, nel giorno della discesa, un avvicinamento con meno carico sulle spalle (noi abbiamo fatto cos?). Organizzatevi per iniziare a camminare, partendo dal parcheggio superiore alle 5:30. Tempo di avvicinamento minimo da considerare: 1,5 ore (con zaini leggeri e con sopralluogo del sentiero fatto il giorno prima). Sarebbe bene riuscire ad armare la prima calata non oltre le 7:30. La prima grande cascata (secca) ? particolarmente insidiosa e complessa. La guida indica un tempo di 1,5 ore minimo per discenderla ma noi ne abbiamo impiegate 3. La seconda cascata, a patto di non vagare a lungo per cercare la partenza, si supera agevolmente in un tempo pari a quello indicato dalla guida (1 ora). Anche la terza cascata si supera bene nei tempi previsti (2,5 ore). Alle 16:00 noi eravamo tutti gi? con tutte le corde recuperate e insaccate. Il tempo di percorrenza della parte acquatica indicato dalla guida (3,5 ore) ci ? apparso largamente ottimistico. Il nostro tempo ? stato di 5 ore. Probabilmente la ragguardevole differenza ? stata dovuta alla estrema scivolosit? di tutto il percorso (non si stava in piedi neanche sui sassi asciutti). Magari una volta o in altri momenti detta scivolosit? innalzata alla ennesima potenza non ? presente. Quanto al tempo necessario a percorrere il ripidissimo sentiero di uscita, bisogna tener conto dell?onere degli zaini pesantissimi e della fatica accumulata. Il tempo di 2,5 ore indicato dalla guida pu? essere considerato un valore corretto anche se noi abbiamo impiegato 2 ore.
Materiali Le corde sono la prima cosa da prendere in esame. Queste faranno la parte del leone sul peso da trasportare. D?altro canto, andare con poca corda potrebbe essere rischioso e penalizzante. Diciamo che 2 corde da 110 m e 2 corde da 60 m sono il minimo indispensabile. Con questa soluzione, adottata da molti, si riesce a scendere bene la terza cascata (la pi? lunga) ma non vi sono assolutamente margini e tutti devono attendere sul cengione il completo disarmo della cascata (sotto alla sferza violenta della nebulizzazione). Noi siamo andati, in 6, con una corda da 135 m da 10mm, una corda da 115 m da 10 mm, una corda da 110 m da 9 mm ed una corda da 65 m da 9 mm. In questo modo si riesce ad avere tutto il cascatone contemporaneamente armato e a fare defluire le persone in maniera ?pulita?. In definitiva: soluzione minimale 2 x 110 e 2 x 60, soluzione migliorata 3 x 110 e 1 x 65, soluzione ?large? (ottima se ci sono spalle per portare le corde) 1 x 110 da 10, 2 x 110 da 9, 1 x 60 da 10 e 1 x 65 da 9. Sui diametri delle corde, diciamo che le corde di calata sarebbe bene fossero da 10 mm. Le rocce sono incredibilmente taglienti. Le eventuali corde da destinare solamente ai recuperi o alle calatine non problematiche possono anche essere da 9 mm. Saranno indispensabili poi alcuni spezzoni da abbandono (15 - 20 metri in totale) per migliorare o rifare soste in precarie condizioni. Il prevedere almeno un paio di staffe (meglio quelle con i gradini metallici) per le soste aeree migliorer? decisamente la vita di chi vi stazioner?. Il tipo di calate lunghissime e con il frastuono dell?acqua impone tassativamente l?impiego di radio per comunicare. Prevedetene almeno 3, meglio 4. Anche se non sono stagne, poco male. Nel secondo giorno (in acqua) non sono necessarie e possono essere riposte. Discensori: in calate di questo tipo il discensore a 8 dimostra evidentemente i suoi limiti. Il problema ? dato, soprattutto, dagli attorcigliamenti mostruosi che esso induce su corde chiuse sugli ancoraggi sottostanti. Il Pirana, al contrario, si ? dimostrato, con la sua poliedricit?, idoneo allo scopo. Anche il classico discensore speleo ? perfetto per la discesa di grandi verticali. Probabilmente anche l?idea di portrare un ?girello? - tipo Petzl Swivel L - (noi non lo avevamo) per eliminare gli attorcigliamenti in fondo alle corde potrebbe essere buona. Quanto all?abbigliamento, per il primo giorno, sar? utile un paio di pantaloni lunghi in materiale sintetico (che asciuga rapidamente) ed una maglietta leggera (meglio se con maniche lunghe). Anche una giacca a vento di tipo ultraleggero (tipo K-Way) potr? essere preziosa per riparare dalla forte nebulizzazione del Bacino dei Grandi Venti. Si tenga presente che sentiero di avvicinamento e di ritorno si snodano in mezzo a selve di piante spinose ed impietose. ? un peccato portare capi nuovi e di valore. Quanto alla muta da indossare al 2? giorno, possiamo dire che l?acqua non ? particolarmente gelida. Per i non troppo freddolosi, anche una 3 mm va bene (a tutto vantaggio del peso). Puntate molto sulla leggerezza dei materiali che vi portate. Bivacco Il bivacco classico ? costituito da un massone, posto ben in evidenza al centro del circo, che lascia, sotto a s?, alcuni spazi riparati. Sar? molto utile portare un telo impermeabile occhiellato tipo 3 x 5 metri per estendere la protezione data dal massone stesso. Ci sono numerosi ancoraggi in loco atti al fissaggio delle protezioni. Il nostro lo abbiamo ripiegato e lasciato sotto al massone ma nessuno, ovviamente, potr? fare affidamento su questo. Con il telo suddetto si riesce a stare decentemente in 6 al riparo. Sull?altro lato del sassone, in posto decisamente sconnesso ma pi? riparato dalla nebulizzazione della cascata, vi sono ancoraggi per posizionare 2 amache. Viste le temperature miti, un sacco a pelo in piumino da 600 grammi ed un sacco da bivacco impermeabile sono sicuramente la scelta pi? indicata. Va inoltre detto che noi abbiamo trovato gi? in loco alcuni teli termici e un paio di materassini in espanso ma tutta questa roba appariva un po? ?maltrattata? dagli animali che, evidentemente, sono presenti sul posto.
Suggerimenti Nella prima grande cascata il rischio di lesionare le corde e/o di incastrarle nel recupero ? altissimo. ? quindi indispensabile una tecnica perfetta per la gestione degli sfregamenti unita ad un assoluto rispetto dei consigli della guida Topocanyon Ricaric. In particolare: non saltare per nessun motivo la R4 passando direttamente da R3 a R5 (incastro corde garantito) e disarmare R5 dall?apposito ancoraggio a -61. Poich? sono presenti numerose installazioni su questa cascata, bisogner? capire bene quale usare per questo scopo. ? preferibile quella un po? pi? bassa lungo la verticale e sul bordo di un terrazzo a quella scomodissima leggermente pi? in alto (circa 10m) e spostata un po? a sinistra. Altra cosa da segnalare ? che risulta particolarmente difficoltoso da individuare l?ancoraggio di partenza di R5 che viene a stare dietro ad un ?naso? roccioso spostato di circa 5 m sulla sinistra dalla linea di calata data da R4. Non sembrano essere presenti degli ancoraggi per raggiungerlo dall?alto e quindi, utilizzando gli ancoraggi presenti, bisogna arrivarci di lato. La misura della calata da 12 metri data dalla guida, quindi, non deve intendersi in termini di dislivello da superare ma, piuttosto, in lunghezza di corda impiegata. Sulla seconda cascata ? di difficile individuazione il luogo di partenza della calata. L?istinto porta a cercare nei pressi della cascata stessa (ci sono alcune tracce di coloro che cercano l? sbagliando). Bisogna invece puntare decisamente verso l?altro e superare un ?colle?. Cercare l?ancoraggio sull?albero. Attenzione che il valore di 24 metri indicato sulla guida per la calata dall?albero ? sbagliato e va considerata da almeno 31 metri. La nostra corda da 65 metri arrivava giusta. Le due calatone che seguono, poi, non presentano problemi particolari. La calata da 47 metri (tutta appoggiata) si pu? senz?altro superare in corda doppia in modo da non lasciare nessuno a stazionare su R9 per pi? del tempo necessario (caduta sassi). Sar? ottima cosa, disponendo di corde sufficienti, recuperare la corda sul calatone da 81 direttamente dal basso. A noi, giuntando la 135 con la 110, la manovra ? riuscita perfettamente. La seconda cascata e la calata al suo fianco sono di eccezionale bellezza. La partenza della linea di calata della terza cascata va cercata seguendo una traccia che risale decisamente il pendio in riva destra. Si parte da un albero con cordini ed un chiodo resinato. Questa calatina da 20 metri porta alla partenza della verticale mozzafiato. Il primo tiro da 96 metri ? assolutamente nel vuoto senza nessun contatto fra roccia e corda. Il terrazzino successivo ? quello dove ? necessario lanciare un?ancoretta o similare per riuscire a ?agganciare? i cordini in sosta. Fare attenzione a non farsi tentare dalla terrazza del vecchio itinerario (molti ancoraggi e cordini presenti). Il consiglio ? quello di non lasciare che il primo scenda in autonomia (in tecnica speleo) ma ? preferibile calarlo dall?alto. In tal modo egli sar? pi? libero di attendere al suo compito di agganciare la sosta. Per fare questa manovra utilizzare tassativamente un sistema freno che non produca ritorsioni sulle corde. Quindi no a discensori a 8, a mezzi barcaioli, ecc. Fatelo con un discensore speleo o, tuttalpi?, con una coppia di piastrine (stile calata di soccorso alpino). Sar? buona cosa fare in modo, su tutte le calate lunghe, che le eccedenze di corda rimangano in alto; sulla sosta sotto dovr? arrivare solo l?estremit? della corda con la dovuta ansa. Anche tutti i freni allestiti per le gestioni degli sfregamenti sulle calate lunghe dovranno utilizzare i sistemi di cui sopra per evitare attorcigliamenti. Viene da se che dovr? essere curato in maniera maniacale tutto il discorso del recupero delle corde in modo da evitare assolutamente ogni tipo di pasticcio. Una finezza per fare le cose nel modo pi? pulito ed elegante (nell?ipotesi dell?assortimento corde di tipo ?large? che ho descritto sopra): il primo scende R10 attrezzandola in doppia con la 65 da 9 portando con se una 110 da 9 e si ferma al terrazzino di R11; il secondo lo raggiunge portando la seconda delle 110 da 9 e usa questa corda per proseguire. Fatto il pendolo fissa questa corda alla sosta di R12 e la mette, per quanto possibile, in tensione. Questa corda, poi, sar? la corda di recupero. Il terzo (scende portandosi dietro la corda da 110 da 10). La discesa di questa persona lungo il primo tiro da 100 avverr? sulla prima 110 da 9 (gi? presente in un sacco alla sommit? di R11) e non su quella dove ? scesa l?altra persona. Questa corda sar? la corda di discesa per tutti gli altri. Egli, raggiunto il compagno al terrazzino di R12, prosegue con la 110 da 10 lungo il secondo tiro da 100. Il quarto scende portandosi appresso la 60 da 10 e, arrivato sul cengione, la utilizza per attrezzare R13. Questo sistema permette di avere tutta la terza cascata armata contemporaneamente e di far scendere tutti fino in fondo. Il recupero di R10 non pone problemi di sorta e il recupero di R11, fatto con le corde ben divise (nessun attorcigliamento) fin dall?inizio sar? un gioco da ragazzi. Anche disarmare tutto il resto sar? privo di problemi.
Le problematiche tecniche della parte acquatica si esauriscono tutte nei primi 50 metri di corridoio del Bras de Mazerin. Ad ogni modo, con la portata giusta non vi sono problemi di sorta. ? abbastanza probabile che recuperando la corda da R15, questa vada ad infilarsi sotto al masso incastrato. In tal caso vi toccher? tribolare un po?. Dopo la caverna del Minotauro, la progressione continua senza problemi in ambiente pi? largo (> 3m). Tutta la parte acquatica ? da considerarsi, per quanto riguarda le installazioni, come terreno di avventura. E' estremamente probabile il dover attrezzare qualcosa visto che, durante le piene, tutto li' dentro ha vita breve. Il punto di inizio del sentiero di ritorno non sembra arrivare mai. Ad ogni modo ? in corrispondenza di una capanna. Il sentiero di uscita ? abbastanza visibile ma, di certo non ? un?autostrada. Arrivati alla macchina, tutti, al pari nostro, direte all?unisono che il percorrere il Bras de la Caverne, una volta nella vita basta e avanza.
|
|
marcos
Torrentista Loquace
Regione: Lazio
Prov.: Roma
Cittā: Roma
53 Messaggi |
Inserito il - 29 ottobre 2008 : 19:19:05
|
Grande Maurizio!!!
la migliore relazione mai vista su questa forra mitica.
Vorrei aggiungere un "aneddoto" sulle modalit? di percorrenza.
Ho degli amici francesi che l'hanno percorsa come terza forra della loro vita (preceduta da Trou Blanc e Takamaka). La particoalrit? ? che l'hanno percorsa in un giorno. Erano per? accompagnati da Ric-a-Ric. Folli?, sculati? boooh
Marcos
|
|
|
maverick
Torrentista Chiacchierone
Prov.: Trieste
Cittā: Trieste
417 Messaggi |
Inserito il - 29 ottobre 2008 : 20:06:59
|
Citazione: Messaggio inserito da marcos
Ho degli amici francesi che l'hanno percorsa come terza forra della loro vita (preceduta da Trou Blanc e Takamaka). La particoalrit? ? che l'hanno percorsa in un giorno. Erano per? accompagnati da Ric-a-Ric. Folli?, sculati? boooh
Premesso che Ric-a-Ric non ? nessuno e che egli si chiama Emeric Beaucheron, diciamo che quanto a fare il Trou de Fer come terza forra della vita (e il Takamaka come seconda) la follia non la hanno fatta loro ma la guida che ce li ha portati (evidentemente affascinato dal profumo del denaro). Quanto alla percorrenza in giornata, fatta salvo la conoscenza pregressa della forra per non perdersi, ? tutta una questione di forma fisica e di rischio che ti assumi. Ora, essendo Emeric pi? che esperto e profondo conoscitore della forra e del meteo locale, quanto al meteo avr? sicuramente giudicato che le condizioni erano idonee al percorso in giornata (lo sarebbero state anche nei due giorni che siamo andati noi). Circa la forma fisica dei suoi clienti.... beh, finch? pagano...
Se non ricordo male il kit Trou de Fer quest'anno veniva 540 euro a testa.
|
|
|
marcos
Torrentista Loquace
Regione: Lazio
Prov.: Roma
Cittā: Roma
53 Messaggi |
Inserito il - 29 ottobre 2008 : 20:21:50
|
Detto tra noi, anche io penso che sia stata una follia. Infatti quando mi hanno chiesto se volevo unirmi me sono guardato bene.
Ho usato il termine Ric-aRic perch? ? quello con il quale si presenta in veste di guida, al momento non mi veniva il suo nome. Cos? abbiamo anche risposto alla domanda di Franz.
L' "impresa" ? stata portata a termine al secondo tentativo, infatti la prima volta hanno rinunciato per la pioggia dopo aver atteso 4 ore sopra al primo salto nella speranza di un cambiamento del tempo. Come dici tu, per 540*3 euri c'? chi ? disposto a rischiare. Oviamente io non condivido, come sai il mio motto ? Slow Canyon.... |
|
|
erwink
Moderatore
Regione: Trentino - Alto Adige
Prov.: Bolzano
Cittā: Bolzano
440 Messaggi |
Inserito il - 31 ottobre 2008 : 10:35:13
|
A titolo di cronaca, allego una foto dell'articolo pubblicato poco prima che arrivassimo noi su un giornale dell'isola, relativo ad un "lungo" bivacco di due torrentisti spagnoli bloccati nel Trou de Fer, senza gravi conseguenze.
Ciao Erwin
Immagine:
270,03 KB |
|
|
franzmc
Moderatore
Regione: Emilia Romagna
Prov.: Forl?-Cesena
Cittā: Cesenatico
1517 Messaggi |
Inserito il - 31 ottobre 2008 : 16:06:00
|
Mi chiedo quanta fatica avessero preventivato di sobbarcarsi gli spagnoli andando a scenderlo in due.
|
|
|
maverick
Torrentista Chiacchierone
Prov.: Trieste
Cittā: Trieste
417 Messaggi |
Inserito il - 31 ottobre 2008 : 17:27:37
|
Citazione: In quanti eravate voi?
Eravamo in 6
Citazione: Ipotizzando una partenza col buio in stile "assalto alla vetta" con le giuste conoscenze della forra, materiali e squadra adatti, pensi che sia davvero troppo la percorrenza in giornata?
I problemi sono 3: 1) perdersi lungo l'avvicinamento ed il ritorno 2) l'arrivo della pioggia ed il conseguente aumento repentino di livello nel lungo corridoio 3) la fatica fisica Pertanto direi che con una prosperzione preventiva dei sentieri, una pervisione del tempo molto favorevole ed una ottima forma fisica si pu? senz'altro fare
Citazione: Ma ho capito male io o le grandi calate si possono affrontare anche senza muta e con abbigliamento similimpermeabile? Quando si giunge alla base delle cascate non si deve entrare mai nelle pozze?
Le prime 2 cascate si scendono assolutamente all'asciutto. Poi bisogner? traversare un po' di volte il fiume (in acqua fino alle caviglie) poi ancora, sulla terza grande cascata, dalla met? in gi? si ? sotto alla sferza dell'aereosol (effetto paragonabile ad un acquazzone). Ad ognoi modo, fino al fondo del Trou de Fer non si deve mai immergersi oltre le caviglie.
Citazione: Per evitare attorcigliamenti con le corde non credi che in questo caso l'Hydrobot possa essere l'attrezzo giusto?
Probabilmente si.
Citazione: Per evitare di lesionare le corde non potrebbero essere utili dei proteggicorda?
No, in questo particolare tipo di forra non sono utili.
Citazione: Sulla seconda cascata e nel famoso tiro da 96 metri nel vuoto, come avete fatto a raggiungere il terrazzino? Se con l'ancoretta com'era quella che avete utilizzato? E' una cosa difficile?
abbiamo usato due cliffhanger uniti schiena contro schiena con del nastro americano e quindi legati ad un cordino da 4 di una diecina di metri. Il lancio non lo ho fatto io ma posso dire che ? riuscito quasi subito (terzo tentativo).
Citazione: Calando il primo dall'alto come ha fatto a segnalarvi che dovevate fermere la sua discesa perch? era nel punto giusto per cercare di raggiungere la sosta?
Lo ho scritto che sono praticamente indispensabili le radio.
Citazione: Perch? vi siete detti che il Bras de la Caverne una volta nella vita basta e avanza?
hehe... bisogna provare per credere... Ad ogni modo, dopo la prima ora (bellissimo) diventa piuttosto noioso. Se a questo aggiungi la scivolozit? pazzesca, gli zaini pesantissimi e la fatica accumulata, si arriva persto a capire per quale motivo si arriva all'uscita al grido di "bastaaaaa".
|
|
|
maverick
Torrentista Chiacchierone
Prov.: Trieste
Cittā: Trieste
417 Messaggi |
Inserito il - 31 ottobre 2008 : 17:35:34
|
Citazione: Messaggio inserito da franzmc
Mi chiedo quanta fatica avessero preventivato di sobbarcarsi gli spagnoli andando a scenderlo in due.
Probabilmente non pi? che tanta. Nell'ipotesi che siano andati con una corda da 110 metri ciascuno, avranno avuto zaini del tutto simili ai nostri. Al contrario la cosa enorme che si sono sobbarcati ? il livello di rischio per me inaccettabile (e si ? visto). In 2 con 2 corde, infatti, si pu? sempre scendere su ciascun terrazzino, riunirsi, recuperare e redistendere le corde sul tiro successivo. Non hai l'esigenza di avere pi? tiri contemporameamente armati. Certo ? che al minimo imprevisto non ti resta che aspettare (appeso come un salame) i gendarmi. |
|
|
maverick
Torrentista Chiacchierone
Prov.: Trieste
Cittā: Trieste
417 Messaggi |
Inserito il - 11 novembre 2008 : 09:46:25
|
Ecco, come promesso, qualche foto relativa soprattutto ai punti citati nella mia relazione.
Immagine:
86,12 KB Questo ? il punto esatto dove parcheggiare la macchina a valle.
Immagine:
211,29 KB La Gite di Belouve
Immagine:
206,12 KB Ultimi preparativi prima del tramonto
Immagine:
95,69 KB L'accrocchio che ci siamo inventati per agganciare il terrazzino intermedio della terza cascata (sono due cliff legati e nastrati assieme)
Immagine:
173,47 KB Ecco perch? dicevo che ? possibile perdersi nei percorsi di accesso e uscita...
Immagine:
181,64 KB La partenza del primo tiro lungo (prima cascata). Quello che noi abbiamo faticato ad individuare.
Immagine:
74,54 KB Lungo la seconda cascata. Tiro lungo tutto nel vuoto. Nessun contatto con la roccia. Volendo puntare alla leggerezza, su questa calata anche le corde da 9 possono andare bene (con molta attenzione).
Immagine:
156,65 KB Sul bordo della terza cascata. Sullo sfondo il Bras de Mazerin.
Immagine:
238,64 KB La partenza della serie di calate per raggiungere il fondo del Trou de Fer. Si parte, come si vede, dalla vegetazione e non si ha modo, nei primissimi metri, di vedere gi? ;-) Da questo momento non poggieremo i piedi per un bel po'...
Immagine:
80,3 KB Il famosissimo passaggio del pendolo.
Immagine:
156,24 KB Si vede il fondo del Trou de Fer. Il bivacco ? sotto al massone che si vede sul bordo della collinetta. Si lo so che sembra piccolo piccolo me ? che ? ancora lontano e l'ambiente ? immenso.
Immagine:
84,77 KB Vista della parte inforrata che affronteremo il giorno successivo.
Immagine:
231,05 KB Finalmente il bivacco. Si vede il necessario telo occhiellato indispensabile per ripararsi dall'aereosol.
Immagine:
195,81 KB Sistemati alla meglio...
Immagine:
81,06 KB Si entra nella parte acquatica.
Immagine:
99,2 KB Il punto stretto. Si ben capisce la ragione per la quale bisogna assolutamente evitare di farsi sorprendere qui da ina piena.
Immagine:
92,16 KB Il passaggio potenzialmente pi? problematico.
Immagine:
193,09 KB In poco meno di un ora si giunge alla confluenza con il Bras de Caverne e il corrdioio si allarga.
Immagine:
199,44 KB La progressione continua tra blocchi , calatine e nuotatone. L'uscita sembra non arrivare mai.
|
|
|
Pizzorni Giovanni
Torrentista Seriale
Prov.: Genova
Cittā: Recco
110 Messaggi |
Inserito il - 30 novembre 2008 : 11:28:38
|
Ciao a tutti. In risposta all'esauriente relazione di Maurizio sul Trou de Fer, alcune mie considerazioni.Premetto che la mia discesa ? stata la prima italiana e quindi, le notizie a disposizione erano inesistenti. Logistica La nostra scelta ? stata molto pi? spartana. Con una sola macchina, portato tutto il materiale a Belouve, poi fatta navetta con macchina depositata all'uscita e poi autostop sino a Hellbourg e quindi ca 2 ore a piedi per la Gite de Belouve. Alla Gite abbiamo bivaccato alla "bracconiera" -Troppo casino nel rifugio! Ricognizione preventiva e integrale sia del sentiero di accesso che di uscita. Portate le corde alla partenza. Combinazione di corde: 1x110 10mm, 1x110 9mm, 2x60 10mm No ancorette per il pendolo ma mazzo di moschettoni. Al mattino partenza all'alba ma siamo entrati alle 9:00 Il tempo era incerto e abbiamo atteso che si stabilizzasse. La regola IMPERATIVA per entrare nel Trou de Fer ?: -No scorrimento a monte della prima cascata. -Cielo azzurro sopra la testa. Alla 15.00 eravamo tutti al bivacco. Corrette tutte le indicazioni "tecniche" Per noi 4 piranha e un simple speleo. Corretta l'indicazione sul non intraprendere il Bras de la Caverne nel pomeriggio. Quando sono stato alla Reunion, nella zona del Circo di Salazie (trou de fer)ha piovuto tutti i giorni nel pomeriggio. Un temporale mentre si ? nel Bras de la Caverne ? la fine. In una ora l'acqua pu? salire anche di 15m! I segni delle piene della stagione delle pioggie sono 50m pi? in alto! Si si, ho detto 50 metri. Maurizio ha omesso una cosa importante. Il Trou de Fer si fa in due giorni ma occorre portare il cibo per almeno tre (o pi?...)Se alla mattina ,quando vi svegliate, piove,non ci pensate neanche di fare una corsa e battere sul tempo il Bras de la Caverne. Si sta un giorno fermi al bivacco! Se non ci credete, chiedete agli esploratori reunionnesi. Per noi il Bras de la Caverne ? durato 3 ore e il sentiero di uscita 1 ora e mezza. Hasta Luego Nanni NB E' ovvio che i nostri tempi non sono indicativi, molto pi? corretti quelli indicati da Maurizio. Nel nostro caso il valore aggiunto che ha fatto la differenza ha un nome :Astigo. |
|
|
|
Discussione |
|
|
|