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hamlin84
Torrentista Chiacchierone
Regione: Marche
Prov.: Macerata
Città: Senza fissa dimora
467 Messaggi |
Inserito il - 29 maggio 2012 : 17:34:58
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Giornata da dimenticare quella occorsa ai miei compagni di avventura sabato 26 maggio. O da non dimenticare (in base ai punti di vista).
Premettendo che io mi trovavo sul posto nei panni dell'amico che ha avvertito i soccorsi, insieme a Matita (non sono entrato in forra perchè la mattina alla partenza ho dimenticato l'attrezzatura da torrente in casa e non avevo il tempo di recuperarla), inizio a parlare dell'accadimento perchè è il caso di non aspettare le "Leggende metropolitane" citate da Skeno.
Cercherò di essere obiettivo nell'esposizione dei fatti, e spero che le persone coinvolte nell'incidente aggiungano anche le loro considerazioni.
Ci dirigiamo in Ossola per altre faccende, finiti i nostri impegni pensiamo che viste le condizioni meteo favorevoli ed essendoci portati il materiale possiamo approfittare della situazione per farci una discesa in forra.
Già durante il viaggio abbiamo telefonato al custode della diga a monte dell'Isorno che ci comunica che non sono previsti rilasci in nessuna delle due giornate e che la portata della forra è scarsa rispetto al periodo (scarsa ma secondo quali parametri?!) .
Per il motivo sopra citato decidiamo di recarci li a verificare la fattibilità. Andiamo direttamente al parcheggio a monte in Loc. Agarina e intraprendiamo insieme il sentiero di avvicinamento.
Arrivati al ponte del Diavolo guardiamo sotto e a tutti e 5 (con una sola debole incertezza, che in primis non ho ascoltato) la portata sembra "non eccessiva". Accompagniamo i 3 fino all'attacco e anche li la portata non ci sembra esagerata.
Sono le 14.10 quando arriviamo all'attacco e salutiamo i nostri compagni dandoci appuntamento verso le 16.00 al parcheggio a valle.
Puntualizzo che 4 persone su 5 avevano affrontato il percorso almeno una volta.
Riprendiamo a ritroso l'avvicinamento e portiamo il furgone a valle in attesa dei compagni. Alle 17.00 ancora non abbiamo nessuna notizia (come potete immaginare all'interno della forra i cellulari non prendono). Dopo aver sentito amici a Genova alle 18.10 (4 ore dopo averli lasciati all'ingresso) chiamo una persona del soccorso alpino Ossolano conosciuta provvidenzialmente in mattinata.
Alle 18.40 il soccorso è già presente nel parcheggio a valle e chiama un elicottero che faccia il giro sopra la forra per individuare i nostri compagni. Dopo averli visionati si valuta che vista la profondità della gola non si può intervenire con il verricello (cavo troppo corto) e dopo qualche giro l'elicottero deve rientrare alla base causa calare del sole. Ormai è troppo tardi per entrare in forra viste le condizioni dell'acqua che secondo gli uomini del soccorso sono eccessive.
L'ultimo viaggio dell'elicottero serve per portare sulle sommità delle pareti della forra alcuni uomini del soccorso, che calati riescono a vedere i tre ragazzi e comunicare con loro a gesti e con l'uso di fischietti (infatti la distanza minima raggiunta dai tre è di circa 300 Mt. e c'è uno spancio che impedisce la calata al fondo.)
Verso le ore 20.30 (orario che non posso confermare con sicurezza, da prendere con le molle) il campo del soccorso valutata l'impossibilità di agire in qualche modo dal parcheggio a valle sposta la sua base in Loc. Agarina.
In queste condizioni è impossibile operare la notte sta calando e si decide di intervenire la mattina con 2 precise modalità.
La prima con un intervento della AIR ZERMATT che può intervenire con il sistema baricentrico (sottolineo che come dice Luca Bianchi questa tecnica non è permessa dalla legge Italiana).
La seconda è la squadra in forra che interviene se l'intervento dell'elicottero non riesce ad andare a buon fine.
Alle 00.00 circa si va tutti a riposare appuntamento è alle 5 presso il campo.
Preciso che per far vedere ai ragazzi che passeranno la notte in forra il supporto e la presenza degli uomini del soccorso, vengono portati alle estremità superiori della forra dei motofari.
Mi "risveglio" al mattino e alle 5 sono presso il campo base a vedere che succede. La squadra per intervenire in forra è già pronta e si sta vestendo. Alle 5.30 si avvia sul sentiero per raggiungere il ponte del Diavolo.
Nel frattempo si aspetta l'elicottero. Contemporaneamente gli altri soccorritori sono alla sommità della forra che scendono sul bordo per verificare la posizione e lo stato dei tre ragazzi dopo la notte, e per fortuna sembrano tutti e tre in movimento, uno sembra zoppicare.
Verso le ore 6.30 la squadra entra in forra calando da naturale subito dopo il ponte del Diavolo e attende istruzioni (rimangono quindi a monte del salto da 8 metri, non raggiungendo i ragazzi). Alle ore 7.00 circa arriva l'elicottero della AIR ZERMATT e fa un giro di ricognizione.
Ok l'intervento si fa, prima attaccano il Baricentrico e raggiungono i 3, ma la lunghezza non basta e si torna al campo facendo un allungo di corda.
Nel giro di 30 minuti l'intervento è risolto i 3 ragazzi sono ad Agarina sani e salvi, nessuno dei tre riporta ferite e non hanno patito eccessivamente il freddo.
Questo il racconto dell'avvenimento.
Qui le mie brevi considerazioni.
Abbiamo sbagliato, in 4 avevamo già percorso la forra e ¾ non erano in dubbio sulle condizioni eccessive della portata. Mi sento direttamente responsabile di questo errore insieme ai tre che sono scesi (probabilmente fuorviati dalle rassicurazioni del custode e anche dal capriccio generico nostro di fare una forra).
Altra cazzata l'ho commessa arrivando a valle quando, avendo visionato la diga piena che tracimava acqua (rimasta sempre comunque costante), non mi sono preoccupato finchè non è diventato troppo tardi.
Non dovevamo prendere per buone le considerazioni del custode, perchè trattasi di persona non qualificata per dare valutazioni sulla portata torrentistica.
Qui mi fermo, non posso commentare e raccontare quello accaduto in forra perchè non c'ero. Passo la palla a chi direttamente coinvolto.
Spero di aver svolto con la dovuta efficacia il racconto.
Alberto Mangili C.R. Liguria e-mail: Hamlin84@gmail.com Recapito: 3472134259 http://www.griguecanyoning.org
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Tapullante
Torrentista Seriale
Regione: Liguria
Prov.: Genova
Città: genova
233 Messaggi |
Inserito il - 30 maggio 2012 : 00:17:00
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Dopo una mattinata di appuntamenti e consultazioni ossolane ci ritroviamo un pomeriggio libero, il cielo si è quasi del tutto ripulito dalle nubi e allora decidiamo di andare a dare un occhiata all'Isorno inferiore dall'ingresso poco sopra il ponte per percorrere la parte bassa, un'ora e mezza di percorso. In mattinata avevamo telefonato alla diga e ci avevano detto che il livello era basso e non erano previsti rilasci, quindi anche gli ultimi dubbi circa il troppo pieno scomparivano. Dal ponte osserviamo l'acqua, si vede che ce né parecchia, forse quanta ne trovammo 2 anni fa in questo stesso periodo durante il riarmo in vista del raduno ossolano? Allora non entrammo, ma questa vocina rimbomba nella mia testa mentre ci apprestiamo a scendere lungo il ripido sentierino d'ingresso. Siamo sul greto, mentre mi cambio lascio che la voglia di percorrere il torrente, che mi sfugge da qualche anno, prevalga. Siamo pronti, salutiamo i nostri 2 compagni Alberto e Matita, che non possono scendere con noi e ci avviamo. Sono le 14.10. Appuntamento al massimo alle 16 dalla centrale. Siamo in tre, abbiamo 2 corde da 60 metri e il terzo ha il materiale di soccorso, un bidoncino in tre. Pensiamo sia sufficiente, d'altronde è un oretta di percorso, troppo poco perchè ci possano essere degli intoppi! Paolo l'ha già percorso 2 volte, Ale una e io mai, informazioni da ripescare nei lontani anfratti della memoria dovremmo trovarne. L'acqua è fredda e abbondante, ma la prima calata, quella sotto al ponte, si scende facilmente in riva destra, senza nemmeno bisogno di servirsi del deviatore. In acqua la corrente è forte e ti spinge veloce verso valle. Segue un tratto di camminata lungo il greto intervallato da piccoli risalti e facili disarrampicate, notiamo che è piuttosto difficile resistere alla corrente quando dobbiamo guadare il torrente. La stessa impressione attraversa le menti di ognuno, ma tutti seguono il primo che scende senza porsi ulteriori domande. Giungiamo sulla seconda calata, armata a sinistra con cascata sulla destra. Nella pozza, lunga una quindicina di metri, un grande ribollìo dell'acqua ci invita a valutare, la calata ti porta dritto nella morta e la schiuma arriva fino alla spiaggetta in fondo, forse meglio tuffare, ma non si vede un accidente. Scende il primo, nuota a fatica lungo la parete e riesce infine a guadagnare la riva, scende il secondo, io mi tuffo per saltare tutto sto sbattimento. La spiaggetta è in realtà una frana, la attraversiamo, e pochi metri ci portano sull'orlo della cascata da 30 metri, che sapevamo essere il punto più critico, ma che in teoria si dovrebbe attraversare velocemente solo poco dopo l'inizio per poi restare dietro il getto. Ale va per primo, quando si gira la sua faccia dice tutto. Vado a vedere io... porcaputtana! Ma cos'è sta roba? Tutta quell'acqua che scendeva con discreta forza lungo i vari corridoi che si è scavata nel tempo è ora convogliata in un unico potentissimo punto che dà vita ad un getto con un fronte di boh? 4 metri che si schianta dirompente contro la parete opposta distante non più di 6 o 7 metri, in mezzo a un frastuono assordante. L'acqua che sale nebulizzata dal basso ti bagna la faccia annegando in un attimo le tue già vacillanti convinzioni e smascherando impietosamente l'amara realtà. La senti quasi ridere beffarda a ricordarti la tua nullità, ci par proprio di udire le parole scandite da un eco lontano, “coglioni-oni-oni...”. Per un attimo riesce pure ad ammaliarci e ci invita a scendere nelle sue vorticose spire a godere del frizzante panorama e dell'effervescente massaggio. Siamo fortunati. Siamo fortunati perchè prevale la paura. In quel momento non è facile mantenere la lucidità, perchè la sicurezza con cui sei abituato ad affrontare e gestire le situazioni che ti circondano sfugge via. E devi farlo onestamente. Ovvero devi mettere da parte l'orgoglio prima e la paura del giudizio poi. In breve devi prendere alcune decisioni che non ti permettono di tornare indietro. In realtà questo era già successo poco prima quando ci siamo “dimenticati” di lasciare armata la calata precedente per consentirci di tornare sui nostri passi. Cosa che in passato avevamo già fatto. Oggi no. Oggi è il tempo di essere coglioni, e noi andiamo avanti senza sentir ragioni. Ma per fortuna, davanti a quella stretta gola inondata d'acqua, per un momento rinsaviamo. Le espressioni di ciascuno di noi riflettono chiari quei sentimenti che ci sono dentro e che non abbiamo voluto lasciare emergere. Paolo prova ad “esplorare” la calata nel buco, in quel punto si può scendere in un buco che porta dritto dietro al getto senza bisogno di attraversarlo. In teoria. In pratica si trova davanti ad una parete bianca. Torna su. Con il passare dei minuti capiamo che, pur'anche riuscissimo, rimbalzando e correndo, cappottando e risvoltando, girovagando e zuzzurellando, a scendere giù da quella calata, saremmo immersi nell'acqua in un punto che si stringe e che gira e che risalta, insomma saremmo nella cacca, ma quella vera. Torniamo indietro. Ok la prima decisione è presa. Non si può andare avanti. Sono le 1530. Proviamo a nuotare nella pozza precedente per guadagnare la cascata precedente. Avanziamo in un ribollire bianco di un metro, poi due, poi due e mezzo, poi due e settantacinque, poi due e ottanta, poi due e settanta poi 2 e siamo al punto di partenza. Osserviamo le pareti. Piantiamo due spit e raggiungiamo quella cengia e poi quell'albero e torniamo alla sommità della calata. No. Non abbiamo il piantaspit. Ecco. Bene. Bravi. D'altronde noi siamo persone serie, se decidiamo di fare una cazzata la facciamo bene, le mezze misure non ci piacciono. Allora proviamo a metterci uno sull'altro e formiamo una scaletta umana, ma i punti a cui arriviamo sono lisci, scivolosi e senza appigli. Desistiamo. Ci guardiamo e Ale, a metà tra il beffardo e il rassegnato chiede “Allora siamo nella merenda!?” Direi di sì... Girovaghiamo senza meta ancora una buona mezzoretta per la nostra nuova dimora, non si capisce bene se desideriamo conoscerla e prenderci familiarità o se forse abbiamo ancora un po' di adrenalina da scaricare. Di fronte alla frana, sulla riva opposta, sale una cengia che porta ad un grosso scavernamento sopraelevato rispetto all'acqua di buoni 4 o 5 metri. Lì stiamo al sicuro. Accendiamo tutti i nostri tre telefoni, si perchè ne abbiamo portati tre di tre compagnie diverse, almeno in quello siamo stati previdenti, e giriamo alla ricerca del segnale perduto. Inutile dire che nessuno dei nostri gioielli tecnologici ci assiste. Passano i minuti, passano le ore. Lentamente. Cosa abbiamo nell'unico bidone di soccorso che abbiamo portato? Un paio di barrette, un telo termico, candele. Bene, è già qualcosa. Distribuiamo gli zaini in giro in modo che siano al massimo visibili. Facciamo un po' di legna mentre aspettiamo, tronchi e tronchetti non mancano, sono secchi e sembrano pure asciutti. Li accumuliano su nello scavernamento, per arrivarci occorre attraversare il torrente, e visto che siamo 6 o 7 metri sopra la cascata e la corrente è piuttosto forte tendiamo una corda. Tra una balla e l'altra si fanno le 6. Avranno chiamato i soccorsi gli altri? Speriam... Poveretti, chissà quanto si staranno preoccupando. Ogni tanto sentiamo un rombo di elicottero, alziamo gli occhi al cielo, ma non vediamo mai nulla. Dopo un po' ci convinciamo che siamo già in preda al delirio. Tra un po' inizieremo a sospettare il complotto e alla fine ci mangeremo a vicenda. Certo che siamo durati proprio poco..... Ogni tanto, preda della solitudine e dell'incomprensione, fischiamo diverse volte per segnalare a qualche rospo e a qualche merlo acquaiolo che ci siamo anche noi. Probabilmente loro non gradiscono molto. Ale afferra una pietruzza e scrive epiteti su se stesso sulla parete. “Ale è un mimchione” Alle 7 e qualcosa oltre al rombo si agitano tutti gli alberi, stavolta è vero, c'è l'elicottero. Ci mettiamo tutti in posizioni diverse in modo da avere più probabilità di essere visti. Io sono in una pozza, tutti agitiamo le braccia. Quelli lassù fanno un giro, poi un secondo giro, fanno segno di averci visti. Un terzo giro, non distante passano i cavi dell'alta tensione, difficile che ci tirino direttamente fuori. Se ne vanno. Almeno un segnale è arrivato. Sensazioni che ci attraversano sono a metà tra l'euforico e il rammarico per aver messo in movimento tutta 'sta gente per 'sta cazzata. Aspettiamo. Dopo un po' Ale con la sua vista da falco, scorge lontano lontano 2 figure che si muovono intorno ad un albero sul ciglio del burrone. Eccoli? Ma che fanno lassù? Ma si vorranno calare da lì? Ma saranno 400 metri di parete! Ma perchè non mandano giù 2 nel torrente a buttarci una cordetta, in mezzora saremmo fuori! Senza tanti sbattimenti. Ma come diavolo si fa a comunicare? E via dicendo.... Aspettiamo, si fa buio. Provo a cimentarmi nelle mie indiscusse e riconosciute doti di fuochista, ma qui dentro non si accende manco la carta. Dopo un po' desisto. Ci sdraiamo comodi sulla roccia umida, preda ognuno delle sue riflessioni. Certo che quando deve arrivare il tuo momento arriva senza annunciarsi troppo e magari pure nel momento meno opportuno! Insomma, ora no, non sono pronto.... Tra un po' magari..... Arriva Paolo e stende il telo termico sui nostri umidi corpi, per essere così sottile il suo lavoro lo fa bene. La candela fa il resto. Il momento più brutto della nottata è quando devi pisciare. Ti tocca spogliarti tutto e non fa per niente piacere.... Nel dormiveglia, nelle lunghe ore di veglia intervallate da brevi momenti di sonno, scorgiamo una luce potente sopra di noi. La luna! Ma che luna, sono le fotoelettriche che illuminano il canyon. Staranno scendendo? Boh? Aspettiamo.... “Oh! la mia parte di telo è più corta! Non tirarla!” “Oh! Che ore sono? Le 22 e 40. Ancora? Belin, non passa più.” “Oh! C'è l'elicottero che continua a girare, ma si nasconde. No, l'elicottero non torna più, appena hanno visto che stavamo bene hanno deciso di farcela cagare e lasciarci qui perlomeno una notte.” “Belin, che mal di schiena!” Il potente rombo del torrente ci accompagna tutto il tempo, ad un certo momento sembra anche più forte. Molto più forte. Scopriremo il giorno dopo che la diga ha rilasciato, per il troppo pieno. Meno male che il livello era basso.... Va già bene che siamo quassù, più o meno al sicuro. Si fa giorno, lentamente. Contrariamente a quanto pensavamo il freddo non è stato eccessivo. Passano i minuti, ci alziamo, ci guardiamo in giro, non c'è un anima, torniamo “a letto”. Poco dopo il rombo di un elicottero. Stavolta vicinissimo. Vola di tutto. Sta scendendo la squadra. Adrenalina. Raccogliamo in fretta la nostra roba, scendiamo dalla cengia, attraversiamo la corrente con la corda che avevamo lasciato li durante la notte. Arrivano i soccorsi! Atterrano, l'elicottero se ne va. Si sincerano delle nostre condizioni. I loro sorrisi sono incoraggianti. Sono un italiano del soccorso alpino e uno svizzero. “Svizzero?” “Sì, questa è l'Air Zermatt.” Risponde l'italiano. “L'Air Zermatt?” “Sì”, risponde sconsolato, noi non abbiamo a disposizione un baricentrico e devono scendere loro. “Ah! Ottimo!” “Comunque in giro ci sono una trentina di persone, squadre in alto a sinistra e a destra, e qui dietro una squadra in forra che aspetta di intervenire. Stanotte le fotoelettriche le abbiamo messe per tenervi compagnia, e ieri sera vi osservavamo da in cima al burrone” “E perchè non siete scesi subito lungo il torrente?” “Perchè visto che uno di voi era in acqua pensavamo ad un ferito e abbiamo preferito non intervenire con la squadra di terra” “Ah!” L'omino svizzero invece fa schiantare dal ridere, parla pochissimo italiano, ha due cuffie enormi, ride tutto il tempo, ogni tanto si sniffa del tabacco, e ride ancora, poi con un espressione serissima si concentra sulle sue supercuffie e di nuovo torna a ridere. Fantastico. Ci agganciano con il cavo. Iniziamo a salire. Attraversare l'Isorno in volo è una cosa incredibile. In un attimo siamo in alto, e vediamo tutta la gente che si è sbattuta stanotte per starci vicino. Un vento freddo attraversa i nostri corpi umidi e infreddoliti. Ora siamo sulla centrale. Com'era vicina la centrale, ci mancava davvero poco! Viriamo e siamo già sui prati di Altoggio. Piene di auto del soccorso. C'è pure l'ambulanza. Ci posa delicatamente sul prato. La nostra storia finisce qui.
Considerazioni sull'accaduto viste da chi era dentro
-Premessa fondamentale a tutte le considerazioni che seguono è: siamo stati dei gran coglioni, come avevo già sottolineato prima. La unica e sola responsabilità per quello che è accaduto è la nostra, c'è chi è stato causa di questo e chi è stato causa di quello, ma le gambe che ci hanno portato lì dentro sono le nostre e non le comanda nessun'altro se non noi stessi.
-Prima di entrare in forra avevamo materiale insufficiente a coprire il fabbisogno di 3 persone in caso di incidente, io personalmente ho considerato la brevità della forra come buona giustificazione all'essenzialità del materiale. Un bidoncino è in ogni caso inadeguato, e la lunghezza della forra non c'entra una beneamata mazza con il materiale da portare. E' stata dimenticata la sacca d'armo, che poteva farci uscire in tempi piuttosto rapidi. Capita a tutti. Ma anche quella va nel conto.
-Dal ponte e mentre ci cambiavamo sul greto abbiamo completamente sottostimato la portata e abbiamo perseverato nell'andare avanti nonostante fosse molto difficile guadare il torrente anche nei punti più facili.
-Portare a casa il risultato... in questa trappola psicologica è capitato a tutti di trovarsi. A me è parsa chiarissima in questo caso, tutta l'adorazione che ho sentito per questo torrente mi ha dato di volta al cervello! Insomma è colpa tua Skeno che hai scritto “delirio torrentistico!” :)
-Sull'ultima calata non ci siamo capiti bene e non abbiamo chiarito che la successiva sarebbe stata quella cattiva. Sarebbe bastato lasciarla armata con una corda e mandare avanti uno a vedere. O al limite anche tutti. Avremmo avuto una facile via di fuga a disposizione. Accorgimento che peraltro abbiamo già adottato in passato in situazioni analoghe. Oggi no, oggi siam coglioni.
-Io e Ale abbiamo condiviso la sensazione di non aver ascoltato il proprio istinto. Sembra una valutazione troppo sfuggente, ma quella vocina lì era da un po' che faceva notare perplessa che la cosa non era proprio sotto controllo. E' una sensazione come di disagio, che non abbiamo ascoltato, anzi l'abbiamo cazziata come paranoica e guastafeste!
-Quando si hanno queste sensazioni o si stanno facendo valutazioni tipo l'acqua forse è troppa sarebbe buona cosa fermarsi e parlarne con i propri compagni invece di tenersele per sé. Invece io personalmente non l'ho fatto, o l'ho fatto in modo insufficiente, e mi sono lasciato trascinare dal primo che entrava in azione: se va lui, allora possiamo andare!
-E qui entriamo in una dimensione più psicologica. Le parole chiavi sono orgoglio e paura. L'orgoglio mi invita a proseguire per vincere il confronto, che può essere una cosa buona e fonte di sfide che mi spingono a conoscere i miei limiti. Ma questo orgoglio diventa MORTALE quando impedisce alla prudenza, all'istinto, alla paura di manifestarsi, di uscire e di lasciar spazio alla loro giusta e sana perplessità. Questo vale per se stessi e vale per chi ti sta di fianco, vale per la lucidità con cui riesci a prendere le decisioni che determinano la buona riuscita dell'impresa e vale per il mimino livello di onestà morale nei confronti dei tuoi compagni di discesa, che non sono strumenti per la tua sopravvivenza, ma sono lo specchio della tua vita e organi essenziali per la sopravvivenza collettiva. A chi non è mai capitato di trovarsi davanti ad una situazione cattiva e si è sentito sollevato sapendo che c'era qualcuno che andava avanti? Va bene fintanto che esiste una persona più esperta e più capace, o più sicura nel momento, è giusto e si impara a crescere. Va malissimo quando questa scelta determina o meno la prosecuzione della discesa. Vai avanti tu e va bene, vado avanti io, allora no, ci fermiamo. Questo perchè? Perchè si difetta in onestà verso di sé e verso gli altri e non si dice semplicemente e senza giudizio “non me la sento di andare giù!”. Stop. E si finisce con l'utilizzare il prossimo come strumento per la propria sopravvivenza, dimenticandosi che in torrente (come nella vita) chi ti sta di fronte sei tu e voi insieme siete parte di un unico organismo. Non arriva alla fine uno, non arriva alla fine nessuno. Nell'Isorno questa è stata una palese verità.
Non è una morale per nessuno, ci tengo a sottolineare che solo vuole essere il racconto della nostra esperienza e che possa funzionare da testimonianza per chi è capace di imparare le lezioni che la vita ti pone davanti mettendo da parte quel pregiudizio e orgoglio che ti inchiodano su infantili posizioni egocentrate per sempre. La nostra immensa coglionaggine ci ha portato ad inanellare una serie di cazzate e il nostro merito è stato fermarci al punto giusto. Ma da questo abbiamo imparato moltissimo. Ho citato potevamo fare questo e quello e ho rimarcato come sia stato possibile che abbiamo dimenticato quello e quell'altro. Ma questo è parlare del sesso degli angeli. Non esistono le possibilità, esistono solo i fatti! Ho scelto di andare a destra e basta, la sinistra da quel momento non esiste più ed è autolesionista pensare il contrario. Le cose sono andate così e non potevano andare in nessun altra maniera perchè questa storia doveva esserci servita in quel modo perchè avevamo bisogno di quello. Mille altre volte puoi ripetere le stesse cose cercando di insegnare qualcosa a qualcuno e quello non ti ascolterà mai. Poi spunta l'Isorno. Che con un ceffone ci ricorda simpaticamente quanto siamo coglioni! :)
Ci preme ringraziare tantissimo tutti gli amici che ci sono stati vicini, Alberto e Matita che ci aspettavano all'uscita, il Goa che ci seguiva in apprensione da Genova e tutti gli amici dell'AIC che ci hanno chiamato nei giorni seguenti.
Grazie anche a chi si è sbattuto per tirarci fuori da lì, per una notte intera. E infatti verrà dato seguito a questo post con uno apposito sull'operato del soccorso alpino dal punto di vista di chi viene soccorso, con gli elogi e le necessarie critiche, che magari servono anche a migliorarsi, soprattutto sulla questione Zermatt che è ancora adesso per noi piuttosto misteriosa e fonte di polemiche
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McAND
Torrentista Introverso
Regione: Piemonte
Prov.: Verbano-Cusio-Ossola
Città: Domodossola
48 Messaggi |
Inserito il - 30 maggio 2012 : 18:22:28
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Ragazzi resoconto eccellente , ho fatto l Isorno inf 3 volte sempre d estate e autunno, MI SON venuti i brividi pensare al corridoio della penultima cascata e la cascata di 30 metri tutta piena d acqua che già quando è calma mette un po' di soggezione per la sua oscura bellezza.. Se scendevate sotto oltre il pericolo diventava ancora piu incasinata anche perché la cascata dopo diventava quasi un sifone trascinante. Brrr.. Mi spiace moltissimo per La vostra disavventura, grazie per la vostra onesta dettagliata e evocativa descrizione. Sarà molto utile. Spero che ritorniate a rifare il mostro in periodi migliori!
Credete che non vi erano altri metodi per uscire con l'aiuto del soccorso tipo risalita su corda o altro senza l aiuto dell elicottero? Che sia intervenuto l Airzermat comporta qualche spesa? Le assicurazioni come CAI. Aic coprono questi interventi?
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Tapullante
Torrentista Seriale
Regione: Liguria
Prov.: Genova
Città: genova
233 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 00:17:18
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Posto il racconto di Ale che non ha mai scritto sul forum e nemmeno è dotato di PW.
'il cervello è come un paracadute, funziona solo se è completamente aperto'
Siam tre piccoli porcellin...un, due, tre...1, 2, 3...Jimmy, Timmy e Tommy, i 3 che decidono di entrare dopo un breve consulto: “...andiam a vedere, semmai torniamo indietro...” Strada facendo si capisce che l'acqua tira più del previsto, ancora si spera solo in una portata sportiva e divertente. Dal Ponte del Diavolo in giù i dubbi aumentano, ma quando vengono vociferati Jimmy risponde “ma no, è ok”. Ultimo tuffo prima di calatona pre inforramento: acqua bianca non indifferente, il primo cala e va, così il secondo, l'ultimo tuffa ma non LASCIAMO la corda sull'armo. Giunti alla calatona, Timmy dice che gli sembra troppa ma essendo il più inesperto si rifà al giudizio degli altri.
Tommy tentenna ma sembra essere dello stesso avviso mentre Jimmy dice (più volte) “ma vai tranquillo, al limite ti sbatte un po’ d'acqua sulla testa mentre passi attraverso il getto”
Timmy medita, s'allongia, si sporge, valuta, vede che nell'ansa dove nella discesa di 3 anni prima c'era una spiaggetta oggi ci son 2 metri d'acqua (a occhio), replica: “Sì, magari ma poi dopo quando stringe? Io non mi ci infilo lì sotto e se sei così sicuro vai tu a vedere” Allora Jimmy prova con Tommy: ”OK se vuoi armo io e tu vai giù” (?!?!!)
Timmy e Tommy capiscono che Jimmy è altamente inaffidabile.
Di fronte ai restìi Timmy e Tommy, ecco che Jimmy senza una parola si gira e va a controllare....se si riesce a sforrare! Poi torna e controlla la cascata calandosi di qualche metro da vecchie catenelle poste a monte dell'armo 'nuovo' così da infilarsi nel 'buco' dietro la cascata.
Risale affermando che è meglio lasciar perdere Jimmy.”Decidiamo di sforrare?” Timmy.”Bè, che altro?” Jimmy.”OK allora, prendo il telefono” Tommy.”Ma il pianta spit?” Jimmy.”Per cosa?” Timmy.”..eeerrmmm...per uscire?” Jimmy.”L'ho lasciato in macchina ma tanto qui adesso non sarebbe servito”.
Credo che quanto scritto sopra riassuma in tutto e per tutto gli errori commessi. Sicuramente, visto il succinto racconto, le imprecisioni sono inevitabili, ma nulla toglie alla sua veridicità e sequenzialità. Certamente daranno modo a tutti di valutare e spero anche imparare dall'accaduto, da molte prospettive, ognuno tragga le sue conclusioni, io sto decantando le mie. Un nostro maestro insegna che spesso l'errore fatale non è UNO ma il frutto di una serie di valutazioni sbagliate, che possono iniziare da quando si fa lo zaino a casa, proseguire mentre si lascia l'automobile per finire in forra, patatrac! Inoltre di recente ha scritto sul non conoscere i compagni d'avventura, tipo discese nei raduni. Forse abbiamo interrotto quella catena di errori al momento ultimo possibile, forse torrentisti più esperti sarebbero riusciti a continuare (dubito), certamente torrentisti con la corretta attrezzatura minima indispensabile si sarebbero tolti d'impaccio con le loro forze.
Quanto scritto sopra non vuol essere un j'accuse nei confronti di qualcuno in particolare, se ci siamo trovati bloccati, la responsabilità è di tutti e tre.
Io sono contento perchè non s'è fatto male nessuno. Questo è il sentimento imperante che tutti dovremmo avere.
La cronaca delle restanti ore di falliti tentativi di arrampicata per raggiungere gli alberi, di invani nuotate controcorrente per provare a raggiungere l'armo precedente, di accensioni di fuochi mai riuscite, di considerazioni sentite dire due ore dopo che tu le avevi sottoposte al giudizio dell'esperto, di pensieri “mo gli spacco la Testa, ma no in forra non bisogna litigare” (era scritto sul mio attestato dopo una diatriba al corso SNC) etc etc è oltremodo superflua in questo contesto. Probabilmente l'amico Marco saprà far di meglio. Io purtroppo son cresciuto “sputando dal dente rotto” e la diplomazia non è il mio forte.
Proposta per chi continua a menarsela con la fattura dello Zermatt: Iniziare a fare una colletta, grazie
Per ultimo ma non ultimo vorrei ringraziare MOLTISSIMO tutti quelli che si sono preoccupati e che ci hanno aiutato.
ciao Alessandro
p.s. Io non ho mai scritto in questa lista e non credo inizierò a farlo dopo oggi, ritengo legittimo e doveroso fornire una (utile/inutile) versione dei fatti, fosse anche solo per non nascondermi, scusate se ho intasato ulteriormente questa lista col mio post, chi volesse scrivermi in privato può farlo a: lorasandes@gmail.com |
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marco72
Torrentista Introverso
Regione: Liguria
Prov.: Genova
Città: Genova
30 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 10:05:49
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| McAND ha scritto:
Che sia intervenuto l Airzermat comporta qualche spesa? Le assicurazioni come CAI. Aic coprono questi interventi?
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Il soccorso alpino in Piemonte, effettuato con i mezzi del 118, è coperto dal SSN e quindi gratuito ... ma ogni Regione si comporta in modo diverso (ad esempio in VdA, Veneto e Trentino Alto Adige NON è gratuito). In questo caso hanno dovuto utilizzare Air Zermatt e solo per questo intervento saranno addebitati direttamente i ragazzi recuperati.
L'Assicurazione CAI, compresa nell'iscrizione, copre comunque questi costi in tutta Europa con un massimale di 35000Euro (rimborsando agli assicurati le spese sostenute). Sulla polizza AIC...lascio la parola a chi ne sa più di me!
Ciao Marco
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franzmc
Moderatore
Regione: Emilia Romagna
Prov.: Forl?-Cesena
Città: Cesenatico
1517 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 11:13:22
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| marco72 ha scritto:
[quote] In questo caso hanno dovuto utilizzare Air Zermatt e solo per questo intervento saranno addebitati direttamente i ragazzi recuperati.
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Io...piuttosto che pagarmi il verricello svizzero, rinunciavo a farmi recuperare, che mi lasciassero qualche panino calato dalla parete laterale, (l'acqua c'era ), sarei uscito quando la piena s'ammosciava, magari dopo una settimana.
Francesco Michelacci coordinatore regionale per la Romagna. |
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Tapullante
Torrentista Seriale
Regione: Liguria
Prov.: Genova
Città: genova
233 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 11:35:31
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| Il soccorso alpino in Piemonte, effettuato con i mezzi del 118, è coperto dal SSN e quindi gratuito |
Grazie della precisazione Marco. Proprio su questo punto ci sarà da discutere.
Se il SSN copre i costi dell'intervento in Piemonte penso che Air Zermatt debba rivalersi su di loro e non sui singoli.
Chi ha deciso di chiamare l'Air Zermatt aveva i suoi buoni motivi, motivi che dipendono: -dalle leggi italiane (solo determinati elicotteri in determinate condizioni possono montare il baricentrico), -dalla particolare situazione (forra stretta e profonda e mancanza di mezzi adeguati in Valsesia).
Esiste una collaborazione e una reciprocità tra il soccorso alpino e queste ditte private, è come se io andassi a fare i raggi presso una struttura convenzionata con l'ASL, il ticket che pagherò sarà il medesimo che pagherei se la struttura fosse pubblica. Mi trovo in Piemonte e in Piemonte il recupero è gratuito, qualsiasi mezzo loro utilizzino io non devo pagare nulla.
Nonostante abbiano sbagliato completamente i calcoli visto che non c'era nessun ferito e sarebbe bastata una minisquadra che scendesse a lanciare una corda per risolvere velocemente la situazione, non posso biasimare chi ha deciso di optare per questa soluzione perchè immagino che gli elementi in gioco fossero in quel momento molteplici. Quello che possiamo dire noi dal fondo è che quello che è mancato completamente è la comunicazione, e quindi si è proceduto solo per supposizioni.
Sto cercando di approfondire attraverso conoscenze nel soccorso perchè la questione non sembra così chiara. Ciao m |
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hamlin84
Torrentista Chiacchierone
Regione: Marche
Prov.: Macerata
Città: Senza fissa dimora
467 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 11:55:05
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| franzmc ha scritto: Io...piuttosto che pagarmi il verricello svizzero, rinunciavo a farmi recuperare, che mi lasciassero qualche panino calato dalla parete laterale, (l'acqua c'era ), sarei uscito quando la piena s'ammosciava, magari dopo una settimana.
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Questa battuta non me la dovevi rubare Franz, proprio a me che ho mamma genovese e papà scozzese.
Sarà sicuramente mia premura informarmi bene sulle procedure operative che il soccorso adotta nelle decisioni sul tipo di intervento da eseguire. Come ho scritto nel mio resoconto l'intervento della AIR Zermatt è stato veloce ed efficace, però la stessa mattina in acqua c'era anche la squadra di soccorso in forra. Quali sono le modalità nel decidere la priorità di un mezzo piuttosto che un altro? Essendoci tante variabili da valutare, immagino non sia compito facile decidere; nemmeno per uno che di interventi ne ha già fatti parecchi.
Alberto Mangili C.R. Liguria e-mail: Hamlin84@gmail.com Recapito: 3472134259 http://www.griguecanyoning.org |
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Matita
Torrentista Neofita
Regione: Liguria
Prov.: Genova
Città: genova
15 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 12:29:39
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Basta darsi dei coglioni, per una volta che finisce bene! Dopo la valutazione sbagliata della portata (mea culpa) avete fatto sicuramente la cosa migliore.
Noi potevamo forse chiamare prima i soccorsi. Già alle 16:30 ero in cima alla diga a guardare il lago con il cuore in gola. Ma viste le decisioni che hanno preso in nottata non credo sarebbe cambiato molto.
E' meglio entrare in forra la mattina e portare sempre il bidone di soccorso e sacca d'armo (anche se il torrente è di un'ora, anche se è armato da dio, anche se è già stato fatto, anche se si è in gamba e veloci)
Il soccorso, essendo soccorso alpino, non poteva comportarsi in altro modo ma se ci fosse stata una squadra di soccorso in forra sarebbe bastata una mezz'oretta per fare una calata e almeno scoprire che stavano bene. Peccato. |
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gioffri
Torrentista Grafomane
1224 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 14:34:05
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| Matita ha scritto:
Il soccorso, essendo soccorso alpino, non poteva comportarsi in altro modo ma se ci fosse stata una squadra di soccorso in forra sarebbe bastata una mezz'oretta per fare una calata e almeno scoprire che stavano bene. Peccato.
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questione sulla quale spero che il Soccorso Alpino ci faccia una riflessione.
Ciao. Gianfranco |
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gio155
Torrentista Seriale
Regione: Lombardia
Prov.: Lecco
Città: brivio
242 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 14:36:36
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Butto giù due considerazioni visto il titolo del post, consapevole che magari passerò per il “cattivo” (tanto ci sono abituato), ma spero che vengano prese semplicemente come punti di vista personali e che magari servano a far ragionare un po’ di più chi pensa che il Canyoning sia disciplina esclusivamente goliardica.
1- I tre porcellini hanno deciso di entrare nell’Isorno alle 14 nel mese di Maggio dopo che nelle settimane precedenti le precipitazioni hanno ricoperto le cime delle montagne dalla neve. Primissima cazzata, visto che ad esempio le guide lo danno percorribile da Giugno (secondo il mio punto di vista già fin troppo ottimiste visto che bastano minuti di pioggia per farlo diventare un torrente incazzato – vedi raduno 2010!)
2- I tre porcellini non controllano l’attrezzatura prima di entrare fidandosi delle parole di uno di loro che dice “tranquilli la sacca d’armo ce l’ho io”! Domande tipo “quanti spit hai nella sacca?” “quanti chiodi da roccia?”…beh superflue visto che tanto non c’è nemmeno il pianta spit! Belin!
3- I tre porcellini nonostante si rendano conto della forte portata sfilano le corde dalle calate precedenti inculandosi con le proprie mani! Quando ho fatto il concatenamento in solitaria, nel casenda che non ricordavo minimamente, più volte ho sfilato la corda solo dopo essermi assicurato di aver visto l’armo successivo e di poterlo raggiungere in assoluta sicurezza.
4- I tre porcellini non si sono comportati da squadra, è impensabile che io vada su un armo a dire al mio compagno “ma si, scendi pure che si può fare” quando invece se dovessi farlo io mi cagherei nella muta. Questo per me è “fare il ***** con il culo degli altri!” Caro porcellino ti è andata tutto sommato bene, se ci fossi stato io, dopo quella frase saresti stato obbligato a scendere, come a piantare gli spit tenendoli tra i denti! (ovviamente, battute a parte, la decisione di fermarsi è stata la prima cosa giusta che avete fatto, come avete già sottolineato).
Basta darsi dei coglioni? Per me ve lo dovreste dare tutte le volte che metterete ancora la muta, giusto per non incappare in un’altra situazione del genere! I coglioni pagano le coglionate che fanno, quindi altro che colletta! Mi spiace, ma a mio modo di vedere le cose questa è proprio quella che mi fa girare di più le scatole. Io il soccorso, in questi casi, lo farei pagare a prescindere, come lo farei pagare a chi va in montagna a fare vie con il VII+ obbligatorio senza averlo nelle capacità e poi si fa recuperare in parete dall’elicottero, o in grotta a infilarsi nella Spluga senza calcolare che le risalite poi si fanno sentire e sotto al 131, sfiniti, chiamano il soccorso per il paranco! Una tiratina di orecchie la faccio anche alla SNC, ai corsi bisognerebbe spendere un po’ meno tempo su nodi da seghe mentali che non ho mai usato nella mia vita né alpinistica, né torrentistica e né speleologica, ma magari spendere qualche parola in più su come si legge una guida, su come si prepara il sacco per una discesa, sul perché lo preparo in un modo invece che in un altro e su come ci si comporta a livello di squadra! Questi, per i curiosi che spesso me lo hanno chiesto, sono i temi principali del corso di 1° livello di canyoning sportivo di Odissea. Ultima cosa… il bidone farmacia era nei vostri sacchi? Non lo porta mai nessuno (o quasi!) Spero davvero di non essere preso per il saccente di turno, ma voglio solo far riflettere…ragazzi, in montagna non si scherza MAI! Saluti, da uno di quelli che domenica ha chiamato Marco per sapere come stava, senza troppo “tirarlo per il culo”…non era il caso!
P.s. I tre porcellini ovviamente li aspetto al raduno…la birra ve la offro volentieri! ;) P.P.s. Franz, ti saresti attaccato al pattino dell’elicottero…sì onesto! ;)
Haloaa..
gio155 www.odisseanaturavventura.it "la vita è troppo breve per bere del cattivo vino" |
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forzaparis
Amministratore
Regione: Sardegna
Prov.: Cagliari
Città: Cagliari
442 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 15:02:44
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Ho chiesto qualche info ad un amico elicotterista dell'Aeronautica Militare (nonche ns. neo socio). Il problema è essenzialmente tecnico e legato al tipo di elicottero, per fare un intervento con il cavo lungo attaccato direttamente sotto il baricentrico servono dei mezzi particolarmente sensibili e reattivi, il lavoro viene fatto tutto dal pilota e non dal verricellista, se non si ha questo tipo di mezzo rischi di depositare le persone al suolo troppo violentemente. Ad esempio qui in Sardegna non esistono mezzi del genere. Mi diceva che in Friuli interventi di questo tipo sono stati fatti, evidentemente il mezzo adatto c'era anche in Italia.
guidob |
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forzaparis
Amministratore
Regione: Sardegna
Prov.: Cagliari
Città: Cagliari
442 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 15:07:15
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| gio155 ha scritto:
Una tiratina di orecchie la faccio anche alla SNC, ai corsi bisognerebbe spendere un po’ meno tempo su nodi da seghe mentali che non ho mai usato nella mia vita né alpinistica, né torrentistica e né speleologica, ma magari spendere qualche parola in più su come si legge una guida, su come si prepara il sacco per una discesa, sul perché lo preparo in un modo invece che in un altro e su come ci si comporta a livello di squadra!
gio155
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Ti assicuro che tutte queste cose vengono ampiamente dette nei corsi di 1 livello ma sono ripetute anche in tutti gli altri... Però non pretendo che mi creda sulla parola, vieni a farti un corso cosi verifichi!!!
guidob |
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gioffri
Torrentista Grafomane
1224 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 15:16:31
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| gio155 ha scritto:
Butto giù due considerazioni visto il titolo del post, consapevole che magari passerò per il “cattivo”.... |
Il post è cattivo nei modi ma alla fine nei contenuti ci sono diversi spunti sui quali riflettere!!!
Comunque ragazzi vi aspettiamo al Raduno ma la birra la pagate voi! beviamo meno di un elicottero sfizzero!
Ciao. Gianfranco |
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gio155
Torrentista Seriale
Regione: Lombardia
Prov.: Lecco
Città: brivio
242 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 15:22:48
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Ti assicuro che tutte queste cose vengono ampiamente dette nei corsi di 1 livello ma sono ripetute anche in tutti gli altri... Però non pretendo che mi creda sulla parola, vieni a farti un corso cosi verifichi!!!
guidob [/quote]
Caro Guido, il corso io l'ho fatto e con me c'era anche uno dei tre porcellini e ti assicuro che quegli argomenti non vengono (o meglio non sono stati) trattati come intendo io.
Non facciamone subito un caso di stato, ribadisco, il mio appunto serviva a far riflettere!
Haloaa...
gio155 www.odisseanaturavventura.it "la vita è troppo breve per bere del cattivo vino" |
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forzaparis
Amministratore
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442 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 15:55:23
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Ma no, nessun caso.. Però non che il corso a cui hai partecipato tu sia rapresentativo di tutti i corsi snc, per quanto si cerchi di avere uno standard didattico costante puo essere che in qualche caso alcuni aspetti vengano meno sottolineati, e poi tutto si evolve le tecniche ma anche i corsi. Io di sicuro ai corsi insisto molto su certi aspetti anche per dei primi livelli. C'è da dire che un allievo totalmente principiante forse non è pronto per tutte queste cose, inevitabilmente poi si affida alla esperienza degli altri per le uscite successive. In ogni caso è buona norma insistere su queste cose nei corsi ma anche nelle uscite di tutti i giorni. Si pensa sempre che a certe cose debba per forza preoccuparsi solo la persona piu esperta. A volte esco con 20 persone e l'unico che ha pensato di portare la sacca d'armo sono io!
guidob |
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franzmc
Moderatore
Regione: Emilia Romagna
Prov.: Forl?-Cesena
Città: Cesenatico
1517 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 16:53:50
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| gio155 ha scritto:
P.P.s. Franz, ti saresti attaccato al pattino dell’elicottero…sì onesto! ;)
Haloaa..
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In effetti avendo nella mia ( trascorsa ) gioventù volato e saltato da piu' di un elicottero, la cosa non mi avrebbe causato difficolta'.
Francesco Michelacci coordinatore regionale per la Romagna. |
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skeno69
Moderatore
Regione: Liguria
Prov.: Genova
Città: Genova
2135 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 17:32:03
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La polizza AIC copre il soccorso fino al massimale (andatevelo a vedere sui moduli) SOLO IN CASO DI INCIDENTE. Se siete illesi, ma solo cerebrolesi la polizza non copre.
Ciao Skeno
p.s. ai corsi di II livello che facevo io le lezioni sulla lettura delle guide, la preparazione della gita, il soccorso in forra ecc ecc ecc si facevano eccome e i concetti si ripetevano n volte dentro e fuori la forra.
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Modificato da - skeno69 in data 31 maggio 2012 17:32:43 |
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franzmc
Moderatore
Regione: Emilia Romagna
Prov.: Forl?-Cesena
Città: Cesenatico
1517 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 17:33:20
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| gio155 ha scritto:
Butto giù due considerazioni visto il titolo del post,
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Aggiungo anche io che in snc tutto questo ed altro ancora si dice e si ripete, ma si comprende meglio dopo essercisi sdentato.
Devo pero' anche ammettere che a mio personalissimo avviso molte delle cose di cui tu ben discorri si possono acquisire a posteriori, mentre un minimo di pratica con alcuni nodi importanti, e quelli che insegnamo ai corsi sono pochi ma utili, se dimostrati si imparano meglio, non toglierei nulla, ma proprio nulla di quanto di tecnica di progressione si insegna in un 1° livello.
Sul fatto di non recuperare la corda poi c'e' da fare una osservazione importante, la cosa ha senso sulla prima calata o immediatamente dopo un'eventuale uscita, oppure per risalite da una pozza completamente priva di approdi ove sia tragico trascorrere ore ammollo, ma non altrimenti. Una volta che sei dentro ci resti o esci dal fondo, non credi?
Tutto il resto e' aria fritta, ne' tu ne' io sappiamo come e quanta fosse veramente quell'acqua e cosa occorresse per entrarvi piu' o meno tranquillamente, magari una bella canoa gonfiabile. Posto che la pila l'avessero, ( la avevano? )una corda in piu' ci stava, metti che una s'incastra e una ti scappa....
In ogni caso quando qualcosa non mi convince, io mando sempre avanti Andrea Forni, e' molto piu' comodo guardarlo ravanare in acqua dall'alto che chiedegli disperatamente un aiuto dal basso.
Francesco Michelacci coordinatore regionale per la Romagna. |
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erwink
Moderatore
Regione: Trentino - Alto Adige
Prov.: Bolzano
Città: Bolzano
440 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 18:24:26
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Giusto, sono tutti spunti di riflessione e dobbiamo farne tesoro. E' evidente che non basta ridurre al minimo i nodi utilizzabili, tarare i programmi sulla base delle persone presenti, dire all'infinito che la sacca d'armo (completa) va portata sempre e comunque, che la corda d'emergenza non è una fisima ma un'esigenza, che non si entra al pomeriggio, che bisogna andare almeno in 4, che non ci si tuffa senza prima controllare la vasca, ecc. ecc. Eppure, nei corsi SNC si insegna sopratutto ad andare in forra in sicurezza. Poi, se il messaggio che passa è quello che insegnamo solo nodi inutili, dobbiamo veramente riflettere. :-)
E chi va in forra ignorando tutto quello che viene spiegato dal punto di vista della sicurezza... beh, dovrebbe riflettere anche lui.
Nei corsi di 1° livello insegnamo progressione, ma non ad essere autonomi. Giusto? Sbagliato? Non lo so, è una scelta. La capacità di decidere la riserviamo a chi frequenta un secondo livello, non per guadagnare di più ;-) ma perchè è didatticamente più corretto, secondo noi, procedere per gradini.
Per l'uso dell'elicottero, meno male che almeno uno dei due ce l'ha fatta. Per i soccorritori, purtroppo non in tutta Italia ci sono squadre di soccorso in forra veramente forti. Ci stiamo attrezzando.
Ad ogni modo, è andata bene e devo fare i complimenti per le valutazioni che avete fatto!
Erwin
P.s.: al raduno posso bere anche io una birra con voi?
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gioffri
Torrentista Grafomane
1224 Messaggi |
Inserito il - 31 maggio 2012 : 18:56:24
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| erwink ha scritto:
P.s.: al raduno posso bere anche io una birra con voi? |
A tè la pago io!
Ciao. Gianfranco |
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